Ciao amici e amiche geniali, torna il nostro appuntamento mensile con i tre libri che possono essere utili a superare gli ostacoli che si presentano sulla strada di aspiranti scrittori e scrittrici.
Per questo quarto appuntamento, abbiamo chiesto aiuto al nostro docente di scrittura, editor e scrittore Luigi Annibaldi. Luigi ha anche una rubrica settimanale sulla nostra rivista Dentro la lampada in cui consiglia (ri)letture di pagine interessanti della letteratura italiana e straniera.
Potete dare un’occhiata qui: Le pagine più belle.
Ma ora, cominciamo!
Il primo è Sette anni di felicità di Etgar Keret.
Questa raccolta di racconti è molto utile per capire come lavorare su un arco narrativo abbastanza lungo della propria vita senza correre il rischio di metterci dentro tutto quello che capita.
Infatti, l’autore israeliano riesce a condensare i primi 7 anni della sua paternità raccontando solo quello che più lo impensierisce: a partire dal figlio nato nel bel mezzo di un attentato terroristico a Tel Aviv.
Keret è capace di trovare l’ironia e il buono anche nelle situazioni più drammatiche. Ma soprattutto è un maestro nel condensare sentimenti complessi in pochissime righe.
Il secondo è Centuria. Cento piccoli romanzi fiume di Giorgio Manganelli.
In questi brevi racconti, tutti rigorosamente della lunghezza di una pagina e mezza, l’autore coltiva la non facile arte della sintesi fulminante. Un lavoro complesso che mostra l’importanza di scegliere tra cosa lasciare e cosa togliere.
Questa raccolta è per tutti coloro che si ritrovano nelle parole dell’autore argentino Andrés Neuman: “Scrivere un racconto è un po’ come viaggiare. Cominciare un romanzo è un po’ come cambiare casa.”
A detta di Manganelli, il presente volumetto racchiude in breve spazio una vasta e amena biblioteca: esso, infatti, raccoglie cento “romanzi fiume”, ma così lavorati in modi distorti, da apparire al lettore frettoloso testi di poche e scarne righe.
In queste pagine (scritte negli anni ‘70) c’è racchiusa una verità non più segreta: gli italiani sono più bravi a scrivere racconti e novelle, questo volume, nella sua forma più estrema, sembrerebbe confermarlo.
Infine, chiudiamo con I vagabondi di Olga Tokarczuk.
Libro del Premio Nobel per la letteratura 2018, adatto per chi ha problemi ad affrontare romanzi o racconti di stampo classico.
Olga Tokarczuk racconta che fin da piccola quando osservava lo scorrere dell’Oder, desiderava soltanto essere in continuo movimento, come una barca su quel fiume.
La raccolta di racconti, infatti, come la corrente di un fiume con i suoi affluenti e le sue anse, alterna un andamento sostenuto, come le rapide, a uno più lento e calmo come quando il flusso arriva a valle e scorre pigro.
Per far funzionare un romanzo c’è bisogno di una struttura precisa? Se la struttura agevola il movimento, sì! Altrimenti si rischia la staticità.
Ecco, chiedetevi: nelle storie che voglio raccontare c’è uno spirito guida che mi trasporta nelle vite fluide e fuori dal comune degli esseri umani? Se sì, scorrete con lui, altrimenti c’è da rivedere il lavoro svolto.
Prima di lasciarvi ricapitoliamo brevemente i consigli di Gaetano Lamberti dello scorso mese:
I terrestri di Sayaka Murata, utile a capire come si possa scrivere in modi meno diretti, ma forse più forti ed efficaci, di temi impegnativi (in questo caso specifico di maltrattamenti legati al mondo dell’infanzia);
Io venía pien d’angoscia a rimirarti di Michele Mari, per comprendere come assegnare il punto di vista della narrazione a un personaggio che non è il protagonista ma che è molto vicino a lui;
La signora trasformata in volpe di David Garnett, per prendere spunto su come raccontare una storia di base semplice, resa più potente e significativa grazie all’espediente magico.
Per questa volta è davvero tutto. Diteci cosa ne pensate di questi consigli e se vi sono stati utili. Voi avete qualcosa da consigliare a noi?
Al prossimo mese,
gli amici geniali 🧞♂️