Qual è la differenza fra novella e racconto? Oggi ragioneremo di questo, almeno come punto di partenza.
Beh, in realtà più che di una differenza, parlerei di una evoluzione di una forma letteraria nell’altra: la novella infatti ha origini più antiche, antichissime, addirittura di epoca pre-cristiana. Ma che cos’è la novella? La novella è una narrazione più breve e meno complessa del romanzo, dedicata a una sola vicenda, e presenta una struttura rigida (inizio-sviluppo-conclusione). La struttura è semplice, lineare, senza digressioni, con poco approfondimento psicologico, una sintassi elementare (accessibile a tutti). Qualche volta ha anche una morale, come le favole antiche.
La “novella” viene dal latino novus, “nuovo”, nel senso di “Notizia”.
Le mille e una notte è una celebre raccolta di novelle arabe (da cui Pasolini trasse un ispirato e poetico film, Il fiore delle mille e una notte). Come genere si diffuse in Italia a partire dal 1200 con il Novellino e soprattutto nel 300 con il Decameron di Boccaccio che raccoglie un centinaio di novelle dagli argomenti più diversi. E anche di quest’opera, Pasolini trasse un film. Mentre il suo terzo film della cosiddetta Trilogia della vita, il meno riuscito, è I racconti di Canterbury, da Chauser, scrittore del 600 inglese. Si chiamano tales I racconti di Canterbury, sapete, ma in realtà si tratta sempre di narrazioni con la forma della novella, che era quella dominante in quell’epoca rinascimentale. Poi nel corso dell’Ottocento si passa alla forma del racconto che conosciamo oggi, più libera nella struttura, più “psicologica”, più incline al fantastico. Autori che hanno incarnato il passaggio fra una forma e l’altra e sono fra i maggiori scrittori di short-story: il tedesco Ernst Theodor Amadeus Hoffman (1776-1822), l’americano Edgar Allan Poe (1809-1849), il francese Guy de Maupassant (1850-1893) e il russo Anton Cechov (1860-1904), l’italiano Luigi Pirandello (1867, 1936). Se volete scrivere racconti, la lettura di questi signori qui direi che è imprescindibile. Poi certo ce ne sono tanti altri, ma questi sono i capostipiti, direi, del racconto moderno come lo intendiamo oggi.
Per esercizio. Prendete una novella di Pirandello, quella che volete (attingendo da Novelle per un anno) e aggiornatela ai nostri tempi.
Pirandello è stato non solo un drammaturgo fra i maggiori del 900, ma anche un eccellente scrittore di racconti-novelle, e se la cavava benone anche nel romanzo (Il fu Mattia Pascal è uno dei pochi romanzi italiani di livello europeo e mondiale, io lo ricordo come una delle letture più nutrienti della mia giovinezza). Racconto di uno che decide di svignarsela, con una nuova identità vergine, da un’altra parte. La produzione novellistica accompagna tutta la vita dello scrittore siciliano, molte delle novelle furono trasposte da Pirandello stesso in opere teatrali. È il caso di drammi/commedie molto famosi, quali: Ma non è una cosa seria, Pensaci Giacomino, Il gioco delle parti, La giara, La patente, L’uomo dal fiore in bocca ecc… Titoli famosissimi, nei quali forse vi sarete imbattuti, qualche volta, nella vita, nella forma letteraria o teatrale data loro dall’autore, oppure in riduzione filmica; come in Kaos dei fratelli Taviani, lo avete visto?, questa potrebbe essere l’occasione! Io lo ricordo come un film bello e poetico, scritto dagli stessi Taviani con Tonino Guerra nel 1982. Quasi quasi me lo rivedo su Raiplay. Il titolo (Kaos) viene da una contrada di campagna, Caos, a strapiombo sul mare, dove sorgeva la casa natale di Luigi Pirandello. Il film, in quattro episodi e un epilogo, è uno dei più riusciti dei registi Paolo e Vittorio Taviani. L’altro figlio parla dell’odio di una donna nei confronti di uno dei suoi figli, che le appare come la reincarnazione vivente dell’uomo che l’ha violentata. Mal di luna invece mostra l’amore, l’angoscia e il desiderio di una giovane sposa, Sidora, di fronte alla malattia sconosciuta di suo marito che nelle notti di luna piena è colto da raptus violenti (licantropia). La giara racconta di un proprietario terriero che fa riparare una costosa giara da un esperto artigiano, ma questi ne rimarrà bloccato all’interno (il racconto è interpretato da due straordinari Franco e Ciccio). Ma recitato benissimo da tutti gli attori (fra cui Omero Antonutti che interpreta Pirandello).
Sentite che ne dice il Morandini:
Fedeli alla propria poetica, i Taviani hanno scelto quattro storie di campi e contadini, di umiliati e offesi alle prese con la miseria, l’ingiustizia, le superstizioni. La migliore è, forse, “Mal di luna” in cui si raggiunge una magica fusione tra orrore, pietà, erotismo; la meno riuscita è “Requiem” dove l’ideologia (gli intenti di analisi storico-sociale) ingenera un certo monumentalismo dilatato.
Questo il trailer:
Se non vi va di scrivere un racconto-cover, almeno vedete il film, ne vale la pena, e poi scrivetene una microrecensione.
Alla prossima.