La Sora Lella

Ricordare i morti è sempre triste, ma se pensi alla Sora Lella, te vie’ da ride; perché lei, il pollo e soprattutto i peperoni, non muoiono mai.

Claudia Colaneri conduce laboratori di scrittura collettiva per disabili adulti con ritardo mentale. La sfida consiste nel trattare temi “alti”. Ecco quello che può succedere in un normale incontro:

La Sora Lella era una signora anziana, fin dalla nascita. Portava il cerchietto, le calzette e gli orecchini.
Era la nonna di Carlo Verdone, che era il nipote e faceva il figlio di Alberto Sordi, che era il padre.
Tutti e tre insieme preparavano le battute, che si fanno con gesti, parole e fatti, messi insieme, l’uno contro l’altro.
La Sora Lella, la mattina, si alzava dal letto, s’infilava le ciavatte, e annava a cucina’ il sugo co’ la pancetta e la cipolla, mentre un camionista, co’ una mano de ferro e una de piuma, je faceva la puntura per falla anda’ a vota’.
La Sora Lella c’aveva le gambe che si piegavano e si allungavano e per questo prendeva la pensione con l’accompagno del nipote che poi la portava pure al cimitero a cercare un sorriso.
La Sora Lella era buona e si capiva perché più s’arrabbiava, più faceva ride’.
La Sora Lella insegnava a preparare il pollo coi peperoni, in televisione, anche se nella realtà viene più buono. Il pollo nasce senza patate, perché nell’uovo non c’entrano, poi va spennato, ma senza buttare niente, perché le penne le fai all’arrabbiata e il pollo lo friggi in padella, coi peperoni sbucciati.

Ricordare i morti è sempre triste, ma se pensi alla Sora Lella, te vie’ da ride; perché lei, il pollo e soprattutto i peperoni, non muoiono mai.

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