“Contorni opachi” di Anthony Caruana (Bertoni)

Come in tanta letteratura, dai tragici greci ad oggi, è proprio nella famiglia che nascono rancori, desideri di vendetta, conflitti, violenze e crimini

Il libro è articolato in tre parti, ognuna con un io narrante differente.

Nella prima parte la voce è quella di Augusto, un giovane affetto fin dall’infanzia da una psicosi con allucinazioni ricorrenti, che riceve una telefonata da un uomo misterioso che si chiama Alfonso, nella quale gli viene comunicata la morte di una certa zia Mafalda, di cui lui non ha mai sentito parlare. Chiede spiegazioni a sua madre, Elide, la quale però non si sbilancia e si limita a dire che Mafalda era l’amante di suo nonno paterno e che aveva due figli di nome Alfonso e Aleandro. Non può dirgli di più e lo invita a chiedere spiegazioni a suo padre, Manolo, che da anni vive con un compagno in una lussuosa villa sul litorale laziale e col quale Augusto ha un rapporto conflittuale. Anche Manolo, però, si mostra reticente e ben presto Augusto si trova in balia di una serie di eventi e di circostanze misteriose che vedono coinvolte diverse persone, tra cui la sua ragazza, Lidia, l’amica di lei, Cinzia, una certa Manuela, maestra di pianoforte, che lui incontra per la prima volta nel condominio dove c’è lo studio dello psichiatra che lo ha in cura, e un uomo, dai modi gentili e amorevoli, che lo soccorre come un angelo custode nelle situazioni più critiche.

Nella seconda parte la narratrice è Mafalda, una donna la cui vita è stata segnata da un evento tragico, al quale ha cercato di trovare rimedio nella dolorosa rinuncia agli affetti più profondi, nella reticenza e nella solitudine. Le conseguenze di quell’evento, però, incombono su di lei e la costringono a fare i conti col passato sulla spinta di un viscerale e sommario bisogno di giustizia di chi, ignaro delle motivazioni più profonde delle sue scelte, è stato escluso dalla sua vita.

La terza parte è raccontata da Elide, la donna che ha cresciuto amorevolmente Augusto, affrontando con profonda angoscia e materna determinazione la sua malattia, prima con l’aiuto di Manolo e poi da sola. Ora è costretta ad affrontare la scomparsa del giovane, del quale da un paio di giorni si sono perse le tracce. La sua apprensione è accresciuta dal fatto che lui, non avendo trovato il suo psichiatra, il dottor Crocetta, ha smesso di assumere i farmaci. Nelle sue ricerche è aiutata da Manuela, ma la ragazza ha un atteggiamento ambiguo ed Elide dovrà ricorrere a tutto il suo coraggio per affrontare le insidie e i pericoli che la separano dalla verità.

Le tre narrazioni fanno luce sulla vicenda da prospettive differenti, ma l’effetto finale è coerente e compatto. La pluralità dei punti di vista conferisce al racconto una profondità e una sfaccettatura psicologica che danno alla storia verità e umanità e che suscitano nel lettore forte empatia.

Notevole è la capacità dell’autore di dare forza e credibilità ai personaggi femminili. Mafalda ed Elide, che rappresentano due modi differenti di essere madri, la prima col sacrificio, la seconda con un indomito spirito protettivo, vivono nella nostra immaginazione come persone vere e come tali lasciano in noi un ricordo indelebile. Altrettanto vera e difficile da dimenticare è la figura di Augusto. Alla buona resa del personaggio concorrono, oltre le acute descrizioni dei suoi pensieri e delle sue crisi allucinatorie, il ritmo e il tono della narrazione, che sembrano fare da cassa di risonanza ai suoi deliri, rendendo il lettore partecipe più che spettatore del suo disagio. In ciò trapela la particolare sensibilità musicale dell’autore, che non a caso è musicista. Un po’ ovunque nel libro troviamo citazioni di brani musicali che fanno da sottofondo alle scene.

Augusto è un personaggio fuori dal comune e la sua malattia, che gli causa tante sofferenze e che è, almeno in parte, riconducibile alla dilaniante situazione familiare che è alla base della sua esistenza, gli ha anche conferito doti eccezionali. «Augusto ha bisogno di volare» dice il dottor Crocetta «perché il suo mondo è più vasto del nostro, è più spettacolare. Noi non riusciremo mai a conoscerlo quel mondo, ma lui potrà e dovrà raccontarcelo, per farci arricchire di una bellezza che solo lui possiede.» Nella prima parte del libro è Augusto stesso a dire di sé stesso: «Io non sono come gli altri. Non dico migliore o peggiore. Sono diverso… Le persone mi sfuggono, sfumano e si confondono con qualcosa che non c’è. Sono “contorni opachi”»

I “contorni opachi”, che danno il titolo al libro, sono quelli che gli impediscono di capire se è davvero possibile condividere i propri sentimenti con gli altri, se tra gli esseri umani la “lingua dell’anima” è la stessa. Sembra qui di sentire l’eco della grande letteratura di inizio Novecento, da Thomas Mann a Pirandello, dove genio e malattia sono facce della stessa medaglia e dove le convenzioni del linguaggio e del vivere civile sono un ostacolo più che uno strumento per la reciproca comprensione.

La narrazione procede con rimandi da una parte all’altra del libro, con scene riprese da occhi diversi, con anticipazioni, allusioni, abbozzi di verità, flashback, e il cerchio pian pianino si stringe fino alle rivelazioni finali. Il lettore viene catturato e trascinato come per ipnotismo nelle spire della storia dove una serie di colpi di scena lo porta da un luogo all’altro, da un tempo all’altro, da un personaggio all’altro. I personaggi che ruotano intorno ai protagonisti sono tanti, tutti ben caratterizzati e funzionali agli intrighi che poco alla volta vengono alla luce.

La scrittura è elegante, scorrevole, rigorosa, con una sapiente alternanza di progressioni rapide nei momenti d’azione e di rallentamenti nelle descrizioni degli ambienti e degli stati d’animo dei personaggi. Le descrizioni, che non di rado ci mostrano realtà crude e violente, sono impreziosite da metafore originali, alle volte audaci. Non mancano momenti di autentico lirismo, come quando viene descritta la bellezza di certi brani musicali: «Chet Baker rallentava il tempo con la sua Almost Blue. E le pareti presero il colore della notte. La notte che si osserva da dietro la finestra, quando la luna è troppo grossa che sembra scoppiare, e si ha bisogno di sentire il fresco con la fronte sul vetro, per resistere e non scappare.»

Al centro della vicenda c’è quel coacervo di sentimenti, di bisogni, di passioni, di rivendicazioni, di mancanze, di recriminazioni, di gelosie che è la famiglia. E come in tanta letteratura, dai tragici greci ad oggi, è proprio nella famiglia che nascono rancori, desideri di vendetta, conflitti, violenze e crimini. Ed è qui, negli inferi delle dinamiche familiari, che l’autore ci conduce per poi farci risalire in una sorta di processo catartico, proprio come in una tragedia greca.

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Michael Sozzi

Michael Sozzi è nato sulle rive del Mare del Nord da un incrocio di geni vichinghi e mediterranei e vive a Trieste dove lavora come medico ospedaliero. Si è dedicato alla ricerca scientifica presso l’Istituto Tumori “CRO” di Aviano e presso la Vanderbilt University di Nashville, USA. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni scientifiche ma si diverte, come i suoi antenati navigatori, a fare scorribande in territori altrui leggendo e scrivendo. Nel 2015 ha pubblicato con Luglio Editore il suo primo romanzo, “La zattera”. L’anno successivo ha frequentato a Roma un corso di scrittura creativa con Paolo Restuccia e nel 2022 ha pubblicato con Bertoni il suo secondo romanzo, “La complicanza”, già selezionato nella rosa dei dieci finalisti del Premio Letterario Nazionale per inediti "Subiaco, città del libro”. Nel 2020 ha pubblicato con l’editore friulano Morganti il racconto “Il cavaliere della chiocciola” nell’antologia “La natura offesa” e nel 2021 ha partecipato sempre con lo stesso editore alla stesura di un romanzo collettivo intitolato “Il mistero delle nove perle”. Ha avuto riconoscimenti letterari per i suoi racconti, tra cui il secondo posto nel 2021 al VII Premio Letterario Nazionale “Un Ponte sul Fiume Guai” per il racconto “Il fratello”, il terzo posto nel 2022 al XIV Premio internazionale di poesia e narrativa “San Gerardo Maiella” per il racconto “La foto nel sussidiario” e una Menzione d’onore, sempre nel 2022 alla II edizione del Premio “Lo spirito del Natale” con il racconto “Il Natale di Diego”. Un altro suo racconto, “Subito pranzo”, è stato selezionato al Concorso letterario per racconti friulani-giuliani, edizione 2022, ed è stato pubblicato in un’antologia di Historica Edizioni. Da alcuni anni scrive recensioni e racconti brevi per la rivista “Dentro la lampada” della scuola di scrittura creativa Genius di Roma.

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