Papille: Capitolo 18 – Zucchine per cetrioli

Ho perso la seconda stella per mia responsabilità, non di certo per un fenomeno da baraccone su internet. E lei mi accusa di cosa? Di allergie non comunicate?

Papille, il seguitissimo critico gastronomico fuori dagli schemi, amato dal popolo e temuto dai più grandi chef, perde l’uso della lingua e del gusto per la vendetta di uno chef stellato.

Puntate precedenti

Capitolo 1 – Panace di Mantegazza

Capitolo 2 – Cappio

Capitolo 3 – Ferite

Capitolo 4 – Mignon vegani, alici, cacao e melanzana

Capitolo 5 – Strazzata lucana

Capitolo 6 – Pomodoro Ciettaicale

Capitolo 7 – Battuto d’occhio

Capitolo 8 – Sardine

Capitolo 9 – Zuppa di pipistrello

Capitolo 10 – Tramezzino pollo e insalata all’obitorio

Capitolo 11 – Lampare

Capitolo 12 – Pesce fresco

Capitolo 13 – Entrée

Capitolo 14 – Mani nel sacco

Capitolo 15 – Pinzimonio

Capitolo 16 – Rosmarino e basilico

Capitolo 17 – Falange di granchio oceanico

Capitolo 18

Zucchine per cetrioli

La sala della Feltrinelli di Milano è gremita di persone. Social media manager, agenzie di comunicazione, giornalisti, aspiranti cuochi, fan. Mauro Sagripanti sorride. Per l’occasione indossa una camicia su jeans e una giacca beige.

– Chef, avrebbe dovuto indossare la casacca. Le dona. – La sua assistente Veronica lo guarda.

– Ci lavoro con quella giacca.

– Sì, ma forse fa più personaggio no?

– Non penso. Ho una stella Michelin per quello che sono. Di quale personaggio parli?

– Be’ se vuole arrivare a Master Chef deve curare anche questo. – La voce della ragazza si fa acuta.

– Non è il momento Veronica. Ora vedi di bloccare quei due giornalisti che si stanno avvicinando, neanche ricordo come si chiamano.

– Va bene Chef.

La ragazza si allontana.

Sagripanti pensa ai due sponsor che ha perso. Uno era di acqua minerale e uno di aceto. Hanno preferito investire su Chef con due e tre stelle Michelin.

I presenti lo scrutano. Dai suoi occhi color nocciola non si evince nulla.

Un giornalista delle guide di Repubblica chiede di sedersi. Il vociare si calma.

– In dieci minuti iniziamo, – dice.

Sagripanti guarda Veronica. Ha una lieve scollatura che lascia intravedere il seno. I capelli castani sciolti illuminano il viso pallido. Le sue labbra carnose si schiudono come valve di un’ostrica, scoprendo i denti bianchi in un sorriso.

Il fastidio del suo appunto sulla giacca da cuoco è passato.

Sagripanti si allontana. Veronica si libera dei due giornalisti e lo segue a distanza. Entrano nell’ascensore. Lei gli sfiora la mano. Lui la ritrae.

Nel corridoio verso il bagno non c’è nessuno. Veronica cammina veloce, si slaccia la camicia.

Sagripanti è un uomo alto, elegante, con quel viso lineare privo di espressione e le labbra scure. – Ha fascino, –  dice Veronica di lui alle amiche.

I due entrano in bagno. Veronica è lì che non trattiene la voglia. Prova a baciare il collo di Sagripanti ma lui la allontana e si slaccia i pantaloni. Lei lo guarda con gli occhi verdi luminosi e inizia a spogliarsi. Lui la ferma. Le accompagna una mano sulla nuca, senza fare forza. Lei tira fuori dalla tasca un elastico e raccoglie i capelli in una coda di cavallo. Poi si china in ginocchio.

Sagripanti chiude gli occhi. Tornerò nell’Olimpo. Pensa. Nel firmamento Michelin. La mia cucina è esattamente questo. Guarda Veronica in ginocchio. La mia cucina è un atto sessuale. Dono le mie creazioni alle persone. Il seme della mia arte. Sorride. Stringe la coda di cavallo della ragazza. Dopo pochi secondi trema, lei respira a fatica. Poi lascia andare la presa. Le accarezza i capelli, poi si tira su i pantaloni.

I due, in silenzio, escono dal bagno.

Nella sala superiore le persone non sono più nella pelle. Sagripanti dopo aver partecipato alla prova del cuoco ha visto la notorietà schizzare alle stelle.

Il suo ristorante “Comì” ha prenotazioni per mesi.

Di nuovo tra la gente, guarda Veronica. È stupida, pensa. Nella sua pignoleria mediocre e sempre affaccendata. Ma ha quella fisicità che a un uomo avanti con gli anni consegna una seconda gioventù. Morbida, piccola, pelle liscia, bianca. Si ricorda quanto poco l’abbia ascoltata durante il primo colloquio.

Sorride.

Un brusio avvolge la sala. Veronica si attarda con una giornalista di un blog rimasta in disparte. Quando può, lancia allo Chef occhiate furtive.

Sagripanti sale sul piccolo palco allestito per l’occasione. A intervistarlo al suo fianco il giornalista di Repubblica Stefano Piccinini e il suo editore, ormai amico, Adolfo.

– Buonasera signori.

Il brusio cala. Il giornalista inizia a parlare del libro.

– “Chef” non è un libro di cucina. È la storia di vita di un cuoco che ha raggiunto l’apice dopo anni. Con impegno e costanza. Si è dedicato al territorio e alla sua passione anche fuori dal suo ristorante.

Il brusio si interrompe.

– In questi anni di mode, di stelle, qui c’è anche tanta umanità. C’è la persona dietro la giacca da Chef. Là dove non ci sono stelle. Ma duro lavoro e dedizione tra gli alti e bassi della vita. –

Sagripanti non muta espressione. Tiene gli occhi sulle persone. Scruta le loro reazioni, rovista tra gli sguardi.

Si stringe il pollice nel palmo con forza.

– Mauro, vuoi dirci come nasce “Chef”?

Veronica scatta due foto con il telefono e le posta su Instagram.

  “Chef” nasce dal mio desiderio di dare al ruolo che ricopro una tridimensionalità. Si esce dalla cucina e si entra in casa mia. La mia routine, il mio quotidiano, la tendenza alla ricerca continua di qualità come filosofia di vita. La voglia di ricordare al mondo che il primo valore dietro i nostri lussuosi ristoranti, sono le persone. Persone che studiano e dedicano la vita alla cucina combattendo l’approssimazione in nome della perfezione.

Le persone in sala annuiscono. Qualcuno applaude.

– Posso fare una domanda? – Una giovane ragazza si alza in piedi.

– Può farla subito dopo che Chef Sagripanti abbia concluso. La ringrazio. – Il giornalista fa cenno alla ragazza di sedersi.

– Dicevo, – Sagripanti si aggiusta i pantaloni stretti in vita, – dicevo che entrare in casa mia significa ritrovare lo spessore che metto nei miei piatti. Io combatto l’orrore dei ristoranti improvvisati. Del ristorante per il turista contro un’ode alla spettacolarizzazione del mestiere più importante del mondo. Il cuoco. È stato un grande sforzo per me raccontarmi, non lo amo e non sono bravo a rivelare la mia vita. Ma Adolfo, il miglior editore che potessi incontrare, ha insistito tanto perché mi aprissi. Quasi ho creduto si stesse innamorando di me.

Sagripanti ride di gusto alla sua stessa battuta. In sala le persone sghignazzano. L’editore prende il microfono: – Lavorare e stare a contatto con Mauro è stato bello, è così come lo vedete. Quasi me ne sono innamorato. – Ride. In tutta la sala il ridacchiare prosegue soddisfatto.

Veronica guarda Mauro. Lui continua a guardare tra la gente.

– Signorina, la sua domanda. Ci dica, non vogliamo monopolizzare la presentazione. Ci piace ascoltarvi!

La ragazza si alza. È molto giovane. Sagripanti la guarda, pensa a quale domanda gli possa fare, pensa se conosce Papille.

– Chef, se potesse partecipare a Master Chef 2019, chi vorrebbe avere accanto?

La ragazza si siede. Sagripanti distende le spalle come se avesse evitato una bordata.

– Be’, di certo una donna! Le donne hanno estro e il nostro settore è saturo di uomini. E poi una giovane leva. Spazio ai giovani!

Veronica storce il naso.

Tutti applaudono. Due ragazzi di non più di venti anni fischiano di gioia. Sagripanti sorride, gonfia il petto. Guarda Veronica che ricambia lo sguardo veloce come un cane che deve essere portato fuori per i bisogni.

Gli applausi cessano.

– Mauro. Il capitolo più difficile di “Chef”?

– Quello sul cucinare insieme a mia moglie. È tosta la signora, – ridacchia.

In sala tutti ridono. Ormai si sono rilassati. Qualcuno si prenota per una domanda.

Una signora si alza, la voce gracchia nella sala e chiede:

– Posso farla io una domanda?

– Certo signora. – risponde Sagripanti.

– La Michelin le toglie la seconda stella proprio l’anno in cui il noto Papille la distrugge sul suo blog. E ora Papille dopo una cena da lei è in ospedale o chissà dove per intossicazione alimentare con la lingua ustionata. Come lo spiega?

Sagripanti ha un brivido. Dalla sala cresce un brusio. Lui si morde le labbra e prende il cellulare. L’editore e il giornalista dietro al tavolo fissano lo Chef.

Sagripanti non lascia trapelare nulla. Fissa la signora. Pensa qualche istante alla risposta che può dare.

Il telefono sul tavolo si illumina.

Dall’anteprima sul telefono di Sagripanti: @veronica scrive: Stai calmo ti prego.

Il messaggio non sortisce alcun effetto. Le guance di Sagripanti diventano paonazze.

L’editore sussurra al giornalista: – Avevo chiesto discrezione sulla storia Papille, per Dio.

Il giornalista alza le spalle. Fa per dire qualcosa al microfono ma Sagripanti lo blocca toccandogli appena la mano.

– Ho perso la seconda stella per mia responsabilità, non di certo per un fenomeno da baraccone su internet. E lei mi accusa di cosa? Di allergie non comunicate? La mia lista ingredienti è ben in vista.

La signora insiste: – Non è proprio un fenomeno da baraccone. Ha followers in tutto il mondo e un curriculum unico. La sua rubrica culinaria è la più famosa e accreditata al di fuori del circuito noto. E l’allergia è ancora tutta da dimostrare.

– Signora, lo Chef ha risposto alla sua domanda. Direi che può bastare. – Interviene Adolfo, l’editore.

Sagripanti si alza.

– Chi lo segue? Milioni di capre incompetenti forse. Ragazzine che non distinguerebbero una zucchina da un cetriolo, e bloggers sconosciuti speranzosi di avere successo o che non si possono permettere cene da me.

Veronica fa un balzo indietro. Il suo lavoro consiste nel filtrare l’immagine dello Chef costruendo al meglio il suo apparire. E magari poi qualche extra, pensa.

Si lancia verso il palco.

– Le persone, che sono anche i suoi potenziali clienti, sarebbero capre? La sua è una cucina per ricchi? – Incalza la signora.

Veronica con eleganza sfila dietro allo Chef e all’orecchio gli sussurra:

– È la giornalista cui non hai finanziato il blog per il carbonara day. Ti prego mantieni la calma.

Sagripanti respira, il rosso delle guance sbiadisce.

– Signora, la interrompo. Vorrei andare avanti. Sono dispiaciuto di non aver potuto sostenere economicamente il suo blog. Come sa investo molto nel sociale, i bambini in primis che non hanno famiglia. E spesso non sovvenziono chi non ne ha immediato bisogno. –

Muove la testa e si risiede.

– Inoltre la magistratura sta indagando su quanto accaduto a Papille, cui auguro pronta guarigione ma io sono certo della mia posizione.

I volti delle persone presenti sono tesi in smorfie d’imbarazzo, ma la risposta ne ha distesi molti.

La giornalista bofonchia parole incomprensibili e si siede.

Abbiamo messo a segno mezzo punto, pensa Veronica.

La presentazione scorre senza più domande. Alla fine, l’incidente è in parte dimenticato e si forma la fila per il firma copie. Sagripanti non trova più la posizione comoda sulla sedia. Mangia le pellicine intorno alle unghie e firma forzandosi di sorridere.

Mentre firma la copia a un signore con barba e occhiali suo conoscente,“ a Paolo, esperto di Gin e grande forchetta, Mauro Sagripanti,” sente una voce sussurrargli qualcosa:

– Perderà anche l’ultima stella, lo sa sì?

Continua…

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Andrea Fassi

Pronipote del fondatore del Palazzo del Freddo, Andrea rappresenta la quinta generazione della famiglia Fassi. Si laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali coltivando l’interesse per la scrittura. Prima di seguire la passione di famiglia, gira il mondo ricoprendo diversi ruoli nel settore della ristorazione ed entrando in contatto con culture lontane. Cresciuto con il gelato nel sangue, ama applicare le sue esperienze di viaggiatore alla produzione di gusti rari e sperimentali che propone durante showcooking e corsi al Palazzo del Freddo. Ritorna al passato dando spazio al valore dell’intuito invece dei rigidi schemi matematici in cui spesso oggi è racchiuso il mondo del gelato. Combina la passione per il laboratorio con il controllo di gestione: è l’unico responsabile del Palazzo del Freddo in qualità di Amministratore Delegato e segue la produzione dei locali esteri in franchising dell’azienda. In costante aggiornamento, ha conseguito il Master del Sole 24 Ore in Food and Beverage Management. La passione per la lettura e la scrittura lo porta alla fondazione della Scuola di scrittura Genius nel 2019 insieme a Paolo Restuccia, Lucia Pappalardo, Luigi Annibaldi e ad altri editor e scrittori. Premiato al concorso “Bukowsky” per il racconto “La macchina del giovane Saleri”, riceve il primo premio al concorso “Esquilino” per il racconto “Osso di Seppia” e due menzioni speciali nei rispettivi concorsi “Premio città di Latina” e “Concorso Mario Berrino”. Il suo racconto “Quando smette di piovere”, dedicato alla compagna, viene scelto tra i migliori racconti al concorso “Michelangelo Buonarroti”. Ogni martedì segue la sua rubrica per la scuola Genius in cui propone racconti brevi, pagine scelte sui sensi e aneddoti dietro le materie prime di tutto il mondo. Per la testata “Il cielo Sopra Esquilino” segue la rubrica “Esquisito” e ha collaborato con il sito web “La cucina italiana” scrivendo di gelato. Docente Genius di scrittura sensoriale, organizza con gli altri insegnanti “Il gusto per le storie”, cena evento di degustazione di gelato in cui le portate si ispirano a libri e film.

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