La voce fuori campo

Un morto, può raccontare la sua storia?

Nel cinema il narratore può essere off se appartiene a una voce narrante fuori campo. Facciamo un esempio sommo, anzi due. Prendiamo due classici noir di Billy Wilder: La fiamma del peccato e Viale del tramonto. La fiamma del peccato (Double Indemnity) è un film del 1944, adattamento dell’omonimo romanzo di James M. Cain ripubblicato, oggi, da Adelphi, che vi consiglio come il film. La sceneggiatura è scritta da Wilder con Raymond Chandler, nientedimeno, grande autore e fondatore del genere noir. L’agente assicurativo Walter Neff (Fred MacMurray) rientra a tarda notte nel suo ufficio presso la compagnia Pacific All Risk, in fin di vita, e inizia a confessare la sua storia al registratore del collega e capo Barton Keyes. La voce è prevalentemente off, sarà on solo all’inizio del film e alla fine quando si vede lui che parla nel registratore e in qualche momento di raccordo in cui ancora viene mostrato per ricordare a chi vede il film chi è colui che sta raccontando la storia.

Viale del tramonto (Sunset Boulevard) del 1950 è ancora più ardito nella costruzione: colui che racconta, la voce Off, alla faccia della verosimiglianza, è quella di un morto (e racconta tutto quello che gli è accaduto prima dell’omicidio che l’ha fatto finire nella piscina di una grande villa hollywoodiana, dove ora galleggia a faccia in giù). Colui che racconta la sua verità allo spettatore in un lungo flashback si chiama Joe Gillis (William Holden), è un giovane sceneggiatore di Hollywood…

Vi consiglio caldamente di vedere questi due film, non soltanto perché svelano come la voce fuori campo possa essere usata magistralmente, ma anche perché si tratta di due capolavori del genere noir o thriller che non possono mancare nella cineteca/biblioteca di uno scrittore. Mi permetto di suggerire di scrivere un racconto che in qualche molto somigli (o rimandi) a queste due magistrali narrazioni filmiche.

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Andrea Carraro

Andrea Carraro, scrittore, nasce a Roma. Se avesse ricevuto un euro ogni volta che sui media hanno usato il termine “il branco” per parlare di uno stupro di gruppo, citando il titolo del suo romanzo più noto, oggi sarebbe ricco. Invece è “solo” uno scrittore tra i più bravi. Romanziere, autore di racconti e di poesie, nasce a Roma nel 1959. Ha pubblicato i romanzi: A denti stretti (Gremese, 1990), Il branco (Theoria, 1994), diventato un film di Marco Risi, L’erba cattiva (Giunti, 1996), La ragione del più forte (Feltrinelli, 1999), Non c’è più tempo (Rizzoli, 2002) (Premio Mondello), Il sorcio (Gaffi, 2007), Come fratelli (Melville, 2013), Sacrificio (Castelvecchi, 2017) e le poesie narrative Questioni private (Marco Saya, 2013). Ha pubblicato anche due raccolte di racconti, confluite nel volume Tutti i racconti (Melville, 2017). I suoi giudizi critici, sensibili ma affilati quando serve, lo rendono un lettore del cui parere fidarsi con tranquillità.

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