“Scusi, mi sa dire dove sta andando il romanzo italiano? Lo ha visto passare per caso?”
“Non saprei, non sono della zona, chieda all’edicolante…”
“Ma no, non gli dia retta, lasci perdere l’edicolante, il romanzo è morto!, inutile perderci tempo!”
“Guardi, sì, ci dovrebbe essere un raduno, sulla piazza, al terzo semaforo dopo la chiesa… ma non glielo consiglio, è gente strana, sa… tutti motociclisti vestiti di nero crani rasati…”
“Ma no, guardi io ne conosco certi tranquilli, con la panza il cane…”
“Ma li conosce personalmente?”
“Sì, sì, li conosco grazie, li conosco… ne conosco diversi…”
“Fama pessima, caro lei. Gente che beve che si droga, che tutto il giorno lo passa a baloccarsi il cervello su cose totalmente superflue. E tutti affamati di sesso, tutti pervertiti, tutti erotomani! I romanzi moderni sono pieni di porcherie. Pare che se non parli di quelle cose non sei uno scrittore contemporaneo. Il romanzo è superfluo, caro lei, specie oggi che siamo sull’orlo del precipizio ecologico, planetario, oggi ci servono scienziati, non romanzieri, e insomma,”
“Il romanzo è morto, andate a lavorare! Parassiti!”
“Beh, non esagerate adesso. E non confondete le cose. Allora, il romanzo attraversa una crisi, e certo non da oggi, – però i romanzi vendono, in tutto il mondo, soprattutto in occidente, continuano a vendere, qualcuno li compra, qualcuno li legge, qualcuno ci fa un film sopra, se ne parla sui giornali, sul web, poco, sempre meno qualificato chi ne parla, fra blogger e influencer, ma se ne parla- anzi tanto più ci avviciniamo al baratro come diceva lei, tanto più ce n’è bisogno.”
“Intanto io dicevo precipizio, non baratro!”
“Scusi, ma allora lei è uno di loro!”
“Aspettate, uno per volta! E poi, guardate, io avevo chiesto solo un’indicazione…”
“Ora risponda, è uno di loro? Lo dica chiaramente! Così ci regoliamo…”
“Beh, ci provo, sì, ci ho investito tanto, nel romanzo, io… anche se non ho ricevuto molto in cambio, parlo a livello personale, ma non voglio fare qui il solito pianto greco. Ma sì, io ci credo nel romanzo, ci credo molto, io li scrivo i romanzi!, pensi un po’, da trent’anni, e continuo a leggerli. E a casa ne ho in una quantità che…”
“Scommetto che si droga!”
“Ma la sua è un’ossessione, se tutti si leggesse romanzi invece di insultarsi sui social, e correre ubriachi e strafatti nelle strade di notte e odiarsi gli uni con gli altri per il colore della pelle e far danni alla Terra”
“Guardi anche lei mi pare che la sta buttando giù facile…”
“Dunque per lei il romanzo contemporaneo ha un futuro?, venga al sodo! Io devo tornare al lavoro, sa, noi lavoriamo”
“Allora, fatemi pensare un attimo a questa risposta. È una questione importante. Ormai siete parecchi, provo a rispondere a tutti, sì, e poi me ne vado, mi sentite, allora, anche lei laggiù a torso nudo, guardi che siamo in febbraio; va bene, faccia come vuole, allora, mettiamola così, diciamo che se l’umanità ha un futuro, ce l’avrà anche il romanzo, il romanzo nel suo complesso, quello d’arte e quello di intrattenimento o di genere, chiamatelo come volete, e anche quello commerciale, e la grafhic novel, ecc. anzi arrivo a farvi una profezia, l’ultimo essere umano a vivere sul pianeta Terra avrà per le mani, o attorno a sé, almeno un romanzo, nella sua bisaccia di superstite”.
“Lei è un superbo! Un visionario!”
“Bisaccia, che termine antiquato! Ma chi le ha più le bisacce, ma lei dove vive? Poi si meraviglia che non la leggono…”
“Sì perdio, lei è un superbo, un megalomane”
“Sono tutti così, loro, vogliono vedere sempre tutto in grande, creare metafore immortali, l’ultimo uomo sulla Terra, ma che esagerazione, che enormità!”
“Andate a lavorare, bastardi!”
“Un momento, lasciamolo parlare…”
“Sì il romanzo contemporaneo ha futuro, anche se non posso vederlo davanti a me con chiarezza, non so immaginare come sarà fra un secolo, ammesso che esisteremo ancora fra un secolo e bla bla bla, …”
“Abbia rispetto! Sta parlando di catastrofi planetarie! Sta parlando della fine della specie della civiltà”
“Sono tutti così, loro, i romanzieri!, si beffano di tutto…”
“Fanno strame del buon gusto, della moralità…”
“Sono immorali, sì… sono venduti, sono puttanieri! Sporcaccioni!”
“Dicci com’è questo cazzo di romanzo futuro, e togliti dai coglioni!”
“Non vi posso dire come sarà il romanzo futuro, ma posso prevedere che avrà ancora un rapporto forte, privilegiato con la realtà, che continuerà a essere, come diceva Stendhal due secoli fa, forse ne il Il rosso e il nero, il suo capolavoro, uno specchio trasportato lungo una strada maestra. A volte esso riflette ai vostri occhi l’azzurro del cielo, a volte il fango delle pozzanghere sulla via. E l’uomo che porta lo specchio sulla schiena è accusato da voi di immoralità! Il suo specchio mostra il fango e voi maledite lo specchio!” (Stendhal) Ecco, questo lo diceva Stendhal, uno scrittore dell’800, uno dei maggiori, ecco, vorrei che il romanzo del domani fosse ancora così, uno specchio che non inganna, che non tradisce, che dice la verità.”
“Ma mica si può più scrivere oggi, nel 2020, come si scriveva nell’800, abbia pazienza… ci sono state le avanguardie, c’è stato Freud, c’è stato Joyce, c’è stato Beckett”
“Ma questo è sottinteso. Abbia pazienza, non mi venga qui a fare il saccente il dottorino… Ne abbiamo già parlato, se solo lei avesse ascoltato invece di gingillarsi con il suo cellulare…”
“Questo non è un cellulare, si chiama I-Phone”
“Me ne frego come lo chiama!”
“Volevo solo dire…”
“Ascolti, non dica!”
“Ma che arroganza, ma chi si crede di essere questo?”
“Vattene, sparisci, parassita,”
“Ma è pazzo!”
“Sono uno scrittore, ecco chi sono, chi mi credo d’essere, sono un romanziere, perdio, scrivo romanzi sulla realtà, quale realtà? la realtà che si rivela al mio occhio di artista, di intellettuale, si perché io sono tutte queste cose scrittore-romanziere-artista-intellettuale, e certi si dichiarano anche filosofi, va bene, quindi, io rappresento la “mia” realtà ne ho tutti i diritti! Solo io posso vederla, la realtà, non voi, a voi non è dato vederla, ma solo leggerla nei nostri libri, nei nostri romanzi, e molti di voi non la vedranno neppure dopo averli letti, i nostri romanzi, perché non li avrete capiti, per insensibilità, perché siete dei filistei…. Perché leggete poco e non andate al cinema a teatro…”
“Bravo, così, tiri fuori i coglioni, finalmente”
“Bravo, continui, non se ne vada, adesso andava bene…”
“No, me ne vado, siete un branco di filistei, addio!”
“Fottiti, scrittore, romanziere…”
“No, la prego, resti!”