La narrativa è il racconto di progetti umani che sono falliti, di attese andate a monte. Essa ci offre il modo di addomesticare l’errore e la sorpresa. Arriva a creare forme convenzionali di contrattempi umani, convertendole in generi: commedia, tragedia, romanzo d’avventura, ironia, o qualunque altro formato possa smussare l’aculeo della nostra fortuità.
Bruner Jerome, La fabbrica delle storie, Laterza, Bari, 2002, pag. 35
Leggiamo per imparare ciò che non sappiamo del mondo, per vivere vite che non sono la nostra, per trovarci dinanzi scelte difficili che faremo stando seduti comodi sulle nostre poltrone. Leggiamo perché leggere ha un compito fondamentale, farci fare esperienza senza però costringerci a pagare lo scotto di quella esperienza. Senza la lettura, avreste mai potuto trovarvi fra le tigri di Mompracem? Avreste mai potuto ascoltare i discorsi del Visconte dimezzato? Vi sareste mai trovati rinchiusi in un lager a chiedervi se questo è un uomo? Contrattempi umani, li chiama Bruner. E, a pensarci bene, cos’altro è la vita se non un susseguirsi di contrattempi? Crediamo di essere padroni delle nostre giornate, e invece in un attimo la vita cambia, e noi con essa. Ci troviamo a dover fare scelte cui non ci eravamo preparati, e se riusciamo comunque a farle è anche per tutto quello che abbiamo letto, per tutte le esperienze che abbiamo fatto ficcando il naso fra le pagine. Ma ancora di più: non è soltanto la lettura a permetterci di imparare ciò che non sappiamo del mondo, anche la scrittura lo fa. Scrivere ci costringe, partendo da quelle che sono le nostre esperienze – siano esse vissute o anche soltanto lette – a elaborare risposte a domande che nemmeno sapevamo di aver posto. Già solo per conoscere quelle domande vale la pena di mettersi a scrivere.