Un amore di cane

Un marito desidera essere il cane della moglie

Sei stremato. Ritorni col pensiero alla lite appena conclusa, al termine della quale sei uscito di casa sbattendo la porta. Ve ne siete dette reciprocamente di tutti i colori, e per cosa poi? Per l’ennesima banalità: hai dimenticato di dare la pappa a Boris, il cane.
Oramai qualunque scusa è buona per accapigliarsi. Una lotta senza quartiere, una guerra dove non si fanno prigionieri. Senza esclusione di colpi. E come sempre, ripensando alla lite, ti meravigli della capacità di ciascuno di toccare le corde più sensibili dell’altro, di ferirsi reciprocamente con fendenti ben assestati, che lacerano e penetrano in profondità.
Ma quello che ti fa imbestialire, che ti fa montare di nuovo la rabbia che ti ha divorato durante la lite, è che la causa scatenante sia la pappa del cane. Perché quel che senti, quel che ti arriva forte e chiaro, è che per lei anche il cane conti più di te.
E all’improvviso ti viene in mente “La guerra dei Roses”. Pensi che se lo meriterebbe lei, che le servissi il cane ben cucinato per cena. Come ripieno dei peperoni, o sotto forma di polpettine in umido. Cerchi di dare corpo all’idea, di buttare giù un piano, ma desisti subito: sai perfettamente che non saresti mai in grado di ucciderlo. Povero Boris, lui non c’entra nulla con la tua guerra. Hai pensato molte volte di andartene via. Ma lei è lei, e tu la odii e la ami contemporaneamente, in un miracolo quantistico che neanche uno scienziato potrebbe spiegare.
E allora pensi quanto sarebbe bello se ci fossi tu, al posto di Boris.
Perché le attenzioni che lei riserva a Boris tu te le sogni.
Forse un tempo, forse quando eravate felici. Ma quei momenti di felicità sono talmente lontani che non te ne rammenti neanche più. Il suo amore per Boris, invece, è immutato. Per lui c’è sempre una carezza, c’è sempre un bocconcino prelibato, c’è sempre una parolina dolce. Sempre. Boris è un meticcio grande come un alano ma con l’aspetto di un labrador, con un bel pelo nero corto e liscio, una forte attitudine alla protezione degli umani e molto, molto affettuoso: in fondo non siete così diversi. Pensi che se diventassi Boris forse finalmente troveresti pace.
Guardi l’ora, lei è sicuramente uscita, decidi di tornare a casa per farti una doccia. Il desiderio di diventare Boris ti perseguita, insistente.
Entri in casa, Boris corre verso di te e ti salta addosso. Tu perdi l’equilibrio, cerchi disperatamente un appiglio, ma cadi a terra come un salame e batti la testa, svieni.
Apri gli occhi, sei sdraiato su un fianco. C’è qualcosa di strano ma non capisci esattamente cosa. Provi ad alzarti in piedi. La senzazione di stranezza perdura. Sei basso, bassissimo, ma soprattutto d’improvviso realizzi che sei letteralmente frastornato dagli odori. Senti l’odore di lei che proviene da tutte le parti, senti odore di cibo in lontananza, senti l’odore del cane degli amici di lei che sono venuti una settimana fa. Senti decine di odori diversi e riesci a distinguerli e classificarli tutti.
Al tempo stesso la tua vista è molto meno nitida, tutto quel che dista più di qualche palmo da te è poco più di una macchia di colore indistinta. Guardi in basso, e invece dei piedi ti trovi a guardare due zampe, che hanno qualcosa di familiare. Giri la testa indietro e vedi un manto peloso: il manto peloso di Boris, il TUO manto peloso. Cerchi disperatamente una spiegazione senza trovarla, speri solo che tutto questo non stia succedendo. Ma la tua parte razionale ti dice che tutto ciò che vedi è concreto, reale; è tutto maledettamente vero, sei un cane, sei diventato Boris. Conservi ancora una piccola parte umana, ma ti rendi conto di essere quasi completamente cane.
Senti la chiave girare nella toppa e l’odore di lei ti raggiunge forte, penetrante. Provi una sensazione che non avresti mai immaginato. Un trasporto totale, una felicità incommensurabile, un amore incondizionato per lei. Agiti forsennatamente il tuo mozzicone di coda da sinistra a destra e da destra a sinistra. Ti rendi conto che il bacino segue la coda, riesci a stento a mantenere l’equilibrio. Ti avvicini a lei, vuoi guardarle il viso, ti alzi sulle zampe posteriori e ti appoggi a lei con le anteriori. Lei si avvicina, e tu la lecchi, ripetutamente, come se ti stessi abbeverando alla fonte stessa dell’amore. Lo senti talmente forte, l’amore per lei, che ti aggrappi alla sua gamba e cominci a dimenarti avanti e indietro, simulando un atto sessuale che desidereresti più di ogni altra cosa al mondo.
“Boris, ma che fai?” ti dice lei ridendo.
“Boris… Boris dai… basta ora Boris, su…” il tono di lei si sta facendo da dolce a infastidito.
“BORIS, BASTA!” urla alla fine, e ti dà uno schiaffo secco sul naso, l’unico posto dove un colpo fa davvero male.
Il dolore è immenso, ti si annebbia la vista. Ma ancor più forte del dolore fisico è il dolore dell’umiliazione. La tua parte canina si domanda perché ti stia scacciando, le stavi solo mostrando quanto la desideri, quanto la voglia, quanto amore provi per lei. Te ne vai sul divano, ti accucci e la guardi, sconsolato.
“Boris, lo sai che non voglio che fai queste cose. Inutile che fai l’offeso, non ci casco.”
La tristezza che si è impadronita di te è cosmica. Da umano non hai mai provato un dolore così grande, neanche quando il tuo più caro amico è morto in un incidente stradale. Il rifiuto di lei è una ferita mortale, ora finalmente capisci cosa significa “soffrire come un cane”.
Lei si avvicina, si siede sul divano accanto a te.
“Dai Boris non fare così, lo sai che ti voglio bene.”
La sofferenza è scomparsa di botto, poggi la testa sul suo grembo e sei estasiato dalla sensazione della sua mano che ti accarezza. Di nuovo sei completamente pervaso dal trasporto totale, dalla felicità incommensurabile, dall’amore incondizionato.
Quel poco di umano che è rimasto in te riflette sul fatto che la tua vita emotiva è diventata un Tagadà, quelle giostre che ti scuotono e ti sbattono facendoti arrivare lo stomaco in bocca. Passi dalle stelle alle stalle, e di nuovo alle stelle, in un batter di ciglia, e questo ti prostra, ti riduce ad un grumo di sofferenza: da questo stramaledetto Tagadà vorresti solo scendere. Sempre quel poco di umano rimasto ti aiuta a comprendere una cosa fondamentale: che l’amore incondizionato non è più per te. Comprendi che le sensazioni che hai provato ora, come cane, sono quelle del rapporto con lei da umano dei primi tempi, di quando eravate felici. Comprendi che lei non è in grado di accettare altro che amore incondizionato. Comprendi che tu non sei più in grado di accontentarla, né come umano, né come cane. Senti la porta che si apre. Senti quello che era il tuo odore da umano. Corri verso la porta, vedi un umano che ha quelle che erano le tue sembianze e gli salti addosso per fargli le feste. Lui avvicina il viso al tuo muso e vi guardate negli occhi. Comprendi che tra te e Boris c’è stato uno scambio completo. Improvvisamente sai cosa devi fare. Solo il Boris diventato umano, quello che ha preso il tuo posto, può dare a lei quell’amore incondizionato che è l’unico che lei possa accettare. Devi uscire di scena, quella casa non è più per te. La porta è ancora aperta, con uno scatto esci e scappi via.

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Massimiliano Ferraris Di Celle

Nato a Roma il 9 febbraio 1959, laureato in ingegneria elettronica e ingegnere nell’animo, lavora nell’IT da quasi quarant’anni. Si è accostato alla scrittura per caso, iniziando a curare un blog. Successivamente ha frequentato corsi di scrittura creativa e ha conosciuto the Genius (Paolo Restuccia), prima che fosse creata l’omonima scuola di scrittura. Scrivere lo aiuta a combattere ma anche a conoscere meglio i mostri che ha dentro. Ha pubblicato una raccolta di racconti dal titolo “Niente è per caso” (Annales, 2014).

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